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Channel: PD – Il blog del Prof. Massimo Rossi Docente di Italiano, Latino e Greco nel Liceo Classico
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Referendum per una legge assurda

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Il prossimo 20 settembre, se questo governo permetterà agli italiani di andare a votare e non rinvierà ancora una volta le elezioni con la scusa del virus per mantenere le poltrone, si dovrà decidere – mediante un apposito referendum – su una legge assurda e stupida, una falsa riforma costituzionale che riduce semplicemente il numero dei parlamentari senza cambiare nient’altro. Si tratta di una legge puramente demagogica, frutto dell’antipolitica con cui è nato il Movimento Cinque Stelle, una legge che non risolve nulla e non migliora in alcun modo la vita politica del Paese. Quale potrà essere il grande vantaggio di ridurre di qualche centinaio il numero dei deputati e dei senatori? Quello di risparmiare alcuni stipendi, il che di per sé non sarebbe un male; ma quale impatto potrà mai avere sul bilancio statale, a fianco di miliardi mal distribuiti e addirittura sprecati da questo governo, il risparmio di qualche milione di euro? E’ evidente che questa legge è stata voluta dai 5 stelle, traditori dei loro principi fondanti e divenuti ormai una casta più clientelare e truffaldina di quella che criticavano sul loro nascere, per dare il fumo negli occhi agli italiani, per far credere che loro sono gli “onesti”, quelli che risparmiano sul bilancio statale, quelli che evitano spese inutili, mentre in realtà sono soltanto degli incapaci totali che, con questi mezzucci ridicoli, pensano di poter recuperare un consenso che giustamente hanno perduto e che non riavranno mai.
La riduzione del numero dei parlamentari, a fronte di un risparmio trascurabile, non porterà alcun altro beneficio all’apparato istituzionale italiano, anzi produrrà dei danni notevoli: prima di tutto aumenterà enormemente la discrezionalità dei capi di partito nel nominare chi vogliono al Parlamento, togliendo ai cittadini la già esigua facoltà di scegliere da chi vogliono essere rappresentati. In secondo luogo si formerà un Parlamento sempre più succube della partitocrazia e degli interessi di pochi a danno dei molti, perché i pochi deputati e senatori che resteranno saranno burattini nelle mani dei baroni di partito, i quali domineranno la politica da soli, in modo autoritario, ancor più di quanto stanno facendo adesso. La riduzione del numero dei parlamentari non risolverà nessun altro problema, anzi lo aggraverà, perché la riforma lascia inalterato il bipolarismo tra le due Camere che è l’ostacolo più ingombrante all’attività parlamentare e la causa principale di quel pantano burocratico in cui si dibatte il nostro Paese, dove per approvare una legge occorrono anni. La demagogia, il populismo, la volontà di chiudere la bocca e gli occhi ai cittadini, così evidente in questo periodo di terrorismo psicologico del governo che diffonde ovunque il terrore sanitario per poter restare sulle poltrone, troveranno così la loro massima espressione. Per questi motivi io ho deciso di votare NO al referendum, e mi auguro che lo faccia il maggior numero di persone possibile.
Se veramente si volesse cambiare la Costituzione per adeguarla alle esigenze ed alla mentalità dei nostri tempi, il che è del tutto lecito perché la Costituzione non è il Vangelo e non può durare in eterno nella forma in cui è stata redatta più di 70 anni fa, si dovrebbero fare essenzialmente due cose: abolire il bicameralismo perfetto, per le ragioni esposte sopra, e ridurre la durata delle legislature dagli attuali cinque anni a quattro o tre. Perché ritengo indispensabile questa seconda proposta? Perché il modo con cui i cittadini si approcciano alla politica è profondamente cambiato rispetto ai decenni passati: durante gli anni della prima Repubblica chi nasceva democristiano moriva democristiano, chi nasceva comunista moriva comunista e così via, nel senso che quando si aderiva a un’ideologia le si restava fedeli per sempre e raramente le persone cambiavano partito, ma votavano quasi sempre allo stesso modo per tante consultazioni elettorali. Oggi la realtà è tutta diversa, ci sono i social ed i mezzi di informazione che sempre più incidono sulla mentalità e le decisioni delle persone, per cui abbiamo moltissimi casi di cittadini che da un anno all’altro cambiano idea, oggi votano per un partito e tra un anno voteranno per un altro, magari diametralmente opposto a quello precedente; non ci sono più le ideologie e quindi non c’è più nemmeno la grande fedeltà a determinati ideali che c’era in precedenza. Questo è evidente osservando i risultati delle consultazioni elettorali degli ultimi anni, dove ci sono partiti come il PD che è passato in poco tempo dal 41 al 18 per cento, o i 5 stelle che dal 33 per cento del 2018 sono adesso calcolati dal 10 al 15 per cento (al massimo) alle prossime regionali. In questa situazione fluida sarebbe opportuno non aspettare cinque anni tra le varie elezioni politiche, un tempo che è oggi eccessivo e che permette ingiustamente, come appunto sta avvenendo in Italia, che partiti come quelli che stanno al governo adesso (Cinque Stelle e PD) mantengano un potere che non risponde più alla realtà elettorale attuale: questi partiti di fatto continuano a governare (malissimo) e ad imporre agli italiani un regime illiberale pur non essendo più maggioranza nel Paese, dato che, se si svolgessero oggi le elezioni politiche, non arriverebbero insieme al 30 per cento. Per questo sarebbe indispensabile ridurre la durata della legislatura, il che consentirebbe ai cittadini di mandare a casa più velocemente un governo di incapaci come quello attuale, frutto di un vergognoso inciucio tra due partiti che si odiavano fino al giorno prima e che hanno dato di fronte al mondo un’immagine penosa di incoerenza e di totale mancanza di serietà.


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